Il termine Smart City è ormai sulla bocca di tutti, un concetto a cui molti aspirano, ma quasi nessuno raggiunge. Ecco perché ho ritenuto interessante coinvolgere Pierluigi Simonetta, CEO di Paybay, digital company attiva negli ambiti digital money, sistemi di loyalty, couponing e appunto Smart City. Anche se negli ultimi anni abbiamo visto la tecnologia avanzare a passi da gigante, ci risulta ancora difficile applicare queste innovazioni al miglioramento delle risorse energetiche piuttosto che della mobilità. Ma forse, prima delle città, sono i cittadini a dover diventare “smart”.
Pierluigi: “Stiamo vivendo nell’era della Disruptive Innovation, dove la IoT (Internet of Things n.d.r.) sta rivoluzionando una vasta gamma di mercati, tra cui le città intelligenti. Il miglioramento della qualità della vita sarà misurata attraverso l’analisi e l’applicazione di informazioni digitali, una visione del futuro che non può non tener conto dell’incidenza del digitale nella vita quotidiana.
Secondo Gartner il prossimo anno ci saranno 1,1 miliardi di cose connesse in uso nelle città intelligenti, questo consentirà ai cittadini di acquisire una maggiore trasparenza e consapevolezza della loro città e allo stesso tempo un miglioramento della qualità della vita. Per questo dovremmo spingere per l’adozione di soluzioni in grado di interfacciarsi con la vita “analogica” dei cittadini, che oggi sono propensi ad usufruire delle tecnologie digitali per un miglioramento del proprio stile di vita: un esempio su tutti, ad oggi, ci viene offerto dalla diffusione e l’utilizzo di sistemi e applicazioni che permettono alle persone (in particolare ai Millennials) di semplificare ogni istante della loro vita: pensiamo alla semplificazione introdotta da alcuni esempi ben riusciti di sharing economy (car sharing) e della finanza collaborativa (crowdfunding) oppure alla facilità con cui è possibile reperire informazioni e stimoli utilizzando il proprio device mobile (basti pensare alle tecnologie Google Now, Siri o Cortana). Ma anche all’impatto delle nuove tecnologie sulla regolamentazione di alcuni mercati.
In Paybay, ad esempio, abbiamo sviluppato e brevettato per ADR (scalo aeroportuale di Ciampino) nel 2009 un primo sistema di smart automation, precursore degli attuali smart city systems, che abilita l’accesso dei Taxi presso le zone aeroportuali riservate alla salita dei passeggeri in attesa, grazie all’utilizzo di tag Rfid; rendendo, dunque, tutto il processo auto-regolamentato. Lo scopo era quello di regolamentare il flusso dei taxi nelle aree adibite alla salita dei passeggeri, in modo da evitare code e disguidi: l’impiego della tecnologia Rfid, già nel 2009, è stato un successo ed è per questo che il sistema è stato replicato lo scorso anno anche presso lo scalo di Fiumicino.
Questo è stato un primo esempio di sistema per Smart City in Italia, dalla cui esperienza siamo partiti per sviluppare nuove soluzioni basate su trusted devices e smart objects, attualmente in fase di sviluppo, parallelamente con altre soluzioni sviluppate in ambito mobile payment, un altro dei nostri core business, nel cui ambito abbiamo brevettato soluzioni interessanti.
Inoltre, Gartner prevede che entro il 2030 le tecnologie intelligenti ridurranno l’impatto ambientale della città del 50 per cento. Questo è uno dei problemi fondamentali, insieme alla mobilità, dell’ambiente urbano, di cui le persone iniziano a prendere coscienza, anche quelle in età più avanzata (vedi car e moto sharing), progetti di gamification che premiano comportamenti virtuosi in temi di mobilità sostenibile, lotta agli sprechi (energetici e alimentari), raccolta differenziata e altre iniziative. Le potenzialità dell’IoT applicato all’ambiente urbano, però, dev’essere accompagnato anche da investimenti pubblici sulla connettività diffusa, su cui sembra si inizi a fare sul serio anche in Italia, anche se siamo lontani da alcune iniziative, come quelle di Google, che a New York sta sperimentando una soluzione per offrire gratuitamente il wifi pubblico a tutta la cittadinanza”.
Quindi tutto ci riconduce al famoso Digital Divide. Nonostante da un lato ci siano aziende come la vostra ed enti come ADR che lavorano per rendere le città (o gli aeroporti) intelligenti e “smart”, dall’altro lato questo si scontra con una reale impossibilità tecnica. Mentre è interessante riscontrare il fatto che i progetti di gamification stiano aiutando i cittadini a prendere coscienza dei temi relativi alle Smart City, e ai vantaggi che ne possono susseguire. E’ forse questa la chiave per rendere davvero le città “smart”, prima ancora delle tecnologie?
Pierluigi: “Le città rappresentano i luoghi più adatti per creare applicazioni innovative spinte dal bisogno di affrontare nuove sfide di sostenibilità ambientale ed energetica, o per la mobilità e vivibilità degli spazi, o ancora, per il rilancio del settore Cultura. I Programmi di Gamification applicati in un contesto urbano riproducono una città del futuro dove i cittadini diventano protagonisti attivi, motivati da dinamiche di gioco coinvolgenti, attraverso dispositivi mobili e finalizzate all’ottenimento di status premianti in grado di stimolare l’engagement e la collaborazione di ogni persona.
A tal proposito, infatti, stiamo lavorando con il nostro team di Napoli, in collaborazione con Università ed Enti, su progetti di ricerca con focus sul Turismo, che hanno come obiettivo la realizzazione di un sistema in grado di far leva sull’aspetto ludico, con focus sulle esigenze e preferenze degli utenti, sulla loro posizione geografica e sull’interazione attraverso dispositivi Mobile; in grado, altresì, di sollecitare il loro senso di avventura e la competitività, attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie di location intelligence e modelli di mobile proximity marketing, attuabili grazie all’utilizzo dei Beacons (dispositivi Bluetooth low energy che permettono di attivare nuove dinamiche d’interazione tra utente, sito culturale o Merchant affiliati sul territorio).
In particolare, stiamo lavorando sullo sviluppo di una piattaforma software che supporti la definizione e la fruizione di esperienze culturali/creative innovative in cui tutti gli attori (esercizi commerciali, enti turistici e utenti finali) sono attivamente coinvolti in un percorso di miglioramento del settore in una sorta di ciclo produttivo autoalimentato. In dettaglio, gli utenti possono fruire le diverse esperienze culturali e ricreative mediante l’utilizzo di un mobile wallet evoluto in cui sono innescate metafore ludiche e meccanismi premianti, e possono suggerire, nuove idee che consentano agli esercenti di costruire offerte vincenti e ai siti culturali nuove iniziative su cui puntare.
Questi progetti di Gamification sono alcuni esempi della proposizione che il nostro Gruppo, QUI! Group, ha deciso di mettere in campo per contribuire all’evoluzione del settore turistico italiano, attraverso la digitalizzazione dell’esperienza di viaggio e la creazione di circuiti commerciali-culturali in grado di coinvolgere i turisti in visita.
Abbiamo deciso di puntare sulla Gamification perché è un modello in forte crescita:
Companies & Markets, nel suo ultimo report “Global Gamification Market 2012-2016” stima per la Gamification un tasso di crescita tra il 2012-2016, del 99%, ossia un incremento medio annuo del 25%.
Non a caso il mercato della Gamification ha raggiunto a livello globale quasi mezzo miliardo di euro e le previsioni sono per una rapida crescita che lo porterà sino ad almeno 4 miliardi annui entro il 2018.
Secondo Gartner, inoltre, entro il 2017 il 50% delle organizzazioni utilizzeranno la gamification per l’apprendimento e i processi di recruitment. Questo, riteniamo, sia applicabile anche all’ambiente urbano.
In ambito turistico, inoltre, abbiamo già sperimentato il favore degli utenti per le soluzioni digital, attraverso il progetto “Kit del Turista”, realizzato in collaborazione con Poste Italiane, a Matera. Un “Kit” che include la carta di pagamento e il portale del Turista e che punta a valorizzare il “Made in Italy” creando nuove sinergie nei servizi turistici, attraverso la proposizione di una soluzione integrata di servizi che accompagna il visitatore nella sua esperienza di viaggio, prima, durante e dopo la sua permanenza. Il “Kit”, infatti, offre una card di pagamento che include coupon digitali per l’ingresso nei musei e nei siti culturali e sconti su alberghi, ristoranti e acquisto prodotti locali, un voucher promozionale valido per una spedizione e la possibilità di scaricare un’App per inviare cartoline personalizzate direttamente dal telefonino. Un sistema che attiva un circolo virtuoso a livello territoriale, che coinvolge musei ed esercizi commerciali. La prospettiva è quella di lanciare anche un’App dedicata e/o integrata nella nostra soluzione di Mobile Payment.
In definitiva, ritengo che la Gamification possa sostenere e alimentare la crescita delle smart city, stimolando i cittadini a compiere azioni virtuose, attraverso la somministrazione di sfide e obiettivi premianti, in diversi ambiti: dal Turismo alla lotta agli sprechi, passando per l’ottimizzazione delle risorse energetiche urbane.“
Le City, stanno quindi a piccoli passi diventando sempre più Smart. Ma la vera chiave del cambiamento siamo noi, cittadini, che dobbiamo cercare di evolverci in “Smart Citizen”.