I blog sono uno dei primi Social Media, tra i più conosciuti, e tutt’oggi ancora tra gli strumenti di comunicazione web più utilizzati. Ma non in Italia.
L’unico studio (che abbia trovato) effettuato in Italia riguardo l’utilizzo dei blog aziendali, risale al 2012, e conta un campione di sole 207 aziende che possiedono un blog.
Da questo piccolo studio, sembra che la maggior parte dei blog analizzati sia rivolto al B2C, e che siano online dai 2 ai 4 anni.
Alla domanda “Cosa vi ha spinto ad aprire un blog aziendale?”, il 61% delle aziende intervistate ha risposto: “per sfruttare ogni possibilità”. Solo il 20% delle aziende ha aperto il blog per sfruttarne le potenzialità di “passa parola”.
Alla domanda cruciale “Chi si occupa dei contenuti?”, la risposta è “Se ne occupa il titolare o un responsabile interno”; questo per me significa che il 69% di queste aziende hanno un copywriter nel loro organico. Sarà possibile?
Probabilmente si tratta di una domanda retorica, perchè la stessa ricerca riporta che il 38% delle aziende intervistate ha difficoltà nel creare contenuti di qualità.
Infine, molti intervistati si sono detti perplessi sulla possibilità di misurare il ritorno di investimento (ROI) di questo mezzo di comunicazione.
I #blog aziendali in #Italia: http://t.co/OciO3WE1Q5 #aziende #PMI
— Gabriele Carboni (@gabbariele) January 24, 2014
Ecco quindi 5 buoni motivi per NON aprire un blog aziendale:
#1 Vuoi essere primo su Google
Ho già trattato l’argomento in questo articolo sul Social SEO. Il posizionamento sui motori di ricerca non può essere l’obiettivo di un investimento in comunicazione di un’azienda.
Il blog aziendale, se integrato in una strategia di comunicazione, può aiutare la tua azienda ad essere raggiuta dal target di utenza che ti sei prefissato, ne aiuterà l’aumento della brand awareness, e le permetterà di distinguersi dai competitor nazionali e internazionali.
Puoi creare un blog per aumetare la tua brand awareness
#2 Hai “già” tre articoli in testa
Come per tutti i canali di comunicazione, i contenuti sono la cosa più importante, che siano immagini, video, o nel caso del blog, per lo più testo.
Avere già in mente qualche articolo per sponsorizzare la tua azienda, è certamente uno dei motivi migliori per non aprire un blog aziendale; nella maggior parte dei casi, ti ritroverai a scrivere un solo articolo invece di tre, autoreferenziale, dopo di che esaurirai tempo e fantasia.
Metti la tua professionalità al primo posto
A poche persone interesserà un articolo sulla partecipazione della tua azienda ad una fiera di settore, o al convegno a cui hai partecipato.
Cerca invece di predisporre argomenti che lascino trasparire la tua professionalità, offri consigli utili (e gratuiti) rivolti al tuo cliente che vuole approfondire, ma anche ai colleghi del tuo stesso settore.
#3 Sai l’italiano quindi puoi scrivere un blog
Anche se “sai l’italiano” non è detto che tu possa scrivere degli articoli per il tuo blog. Esistono delle figure professionali che ti sapranno consigliare sul taglio giusto da dare al testo, quali argomenti approfondire, revisionare i tuoi articoli; inoltre potranno riempire i tuoi “vuoti creativi” con articoli interessanti e ben scritti.
Fatti aiutare da un copywriter professionista
#4 Tuo nipote fa i siti
Quel che vale per il sito corporate aziendale, vale anche per il blog: affidati a dei professionisti.
Il blog può essere creato con una piattaforma più o meno complessa, può essere integrato con il sito web, oppure può essere indipendente.
Il blog deve rispecchiare l’identità della tua azienda
Il blog, così come il sito, e i media sociali, comunicano la tua azienda, sono il tuo touch point verso un mercato vastissimo che ti osserverà 7 giorni su 7, H24.
Trova un partner che possa realizzare un blog professionale e sappia integrarlo in una strategia di comunicazione a 360°.
#5 Tu scrivi, gli altri leggono
Il blog è un Social Media, uno strumento che permette agli utenti (quindi anche ai tuoi clienti) di interagire con esso e tra loro, di creare contenuti.
Nel caso del blog, per gli utenti è possibile commentare. Tieniti pronto a commenti di qualisiasi tipo, positivi o negativi; l’importante è rispondere, creare una comunicazione bidirezionale con i tuoi potenziali clienti.
Il tuo blog raggiugerà il suo obiettivo se riuscirai a coinvolgere l’utenza, non “imponendo” la lettura dei tuoi articoli, escludendo la possibilità di commentare.
https://twitter.com/gabbariele/status/426663654789251072
18 comments
[…] I blog sono uno dei primi Social Media, tra i più conosciuti, e tutt'oggi ancora tra gli strumenti di comunicazione web più utilizzati. Ma non in Italia. L'unico studio (che abbia trovato) effettuato in Italia riguardo l'utilizzo dei blog aziendali, risale al 2012, e conta un campione di sole 207 aziende che possiedono un blog. http://gabbariele.weevo.it/5-motivi-per-non-aprire-un-blog-aziendale/ […]
Originale e veramente interessante, tutti i dirigenti Italiani dovrebbero leggere questo articolo. Condivido a pieno sopratutto il primo punto, un’azienda non può avere come primo obiettivo il posizionamento, è una considerazione che non avevo mai fatto, ma che condivido in pieno.
Ho scritto tempo fa un articolo sul perchè non considero google più un’opportunità e può essere uno spunto in più, spero possa essere utile:
http://www.pecoramannara.com/articoli/google-lintelligenza-artificiale-che-esiste/
Un saluto
Andrea
Ciao, grazie per il commento, sono felice che il mio post ti sia stato utile.
Ho letto l’articolo che mi hai linkato e lo trovo interessante, decisamente ci sono diversi aspetti da approfondire, e da riproporre in una chiave più semplice e più rivolta alle aziende.
Se mi viene qualche spunto poi ti chiedo un intervento!
[…] […]
[…] #Blog: il 38% delle #aziende intervistate ha difficoltà nel creare #contenuti di qualità http://t.co/OciO3WE1Q5 #copywriting […]
Articolo simpatico, ma che dice – ahinoi – anche un sacco di verità. Il “dover esserci per forza” a volte porta a forzature così evidenti da annullare i benefici della presenza online. Il blogging, anche quello aziendale, ha delle regole che non si possono infrangere: bisogna conoscerle bene per comunicare con efficacia al proprio pubblico. Post molto ben fatto!
Grazie mille, ho visto anche il tuo blog, sembra interessante, comincio a leggermi gli articoli!
purtroppo quanto scritto rappresenta la sacro santa verità. Condivido tutti i punti, sopratutto il 4°.
Spesso in azienda non vi è la cultura del digitale (o non la si vuole avere) ma si prova ugualmente.
Pianificazione contenuti, gestione degli stessi ma sopratutto dei commenti rappresentano step che fanno paura. Solo scottandosi ne si comprende “il metodo-l’uso-il ruolo”.
E’ un peccato, a mio avviso, considerando la forza comunicativa del digital 🙂
Bell’articolo 😉
Grazie, mi fa piacere trovare riscontri positivi, soprattutto da parte di qualcuno del settore.
Mi avevi detto di avere un blog, ma non me l’ero segnato. Lo guarderò sicuramente in questi giorni, sembra interessante!
Vero, ti riporto il link
http://www.generatorediefficienza.wordpress.com
prossimamente pubblicherò altri articoli sui social, è sempre in progress 🙂
Concordo pienamente, soprattutto per quanto riguarda l’aiuto del professionista.
Mi permetto di aggiungere anche: “fidati del tuo professionista”.
Mi sono trovato a collaborare con chi pretendeva di voler decidere gli articoli, la frequenza, i contenuti e il taglio da dare.. tanto che la domanda che mi sono posto è stata: “e io qui che ci sto a fare?”
Purtroppo mi rendo conto che l’idea generale è: sono tutti su internet, voglio esserci anch’io. La qualità della propria presenza sul web spesso è irrilevante.
Grazie per il tuo commento Davide.
Quel tuo “fidati del tuo professionista” apre però un’altra discussione, che forse sarebbe meglio evitare: quanti di quelli che si definiscono professionisti lo sono davvero? Nel web questo problema mi sembra MOLTO più presente che non in tutti gli altri settori/ambiti.
Hai ragione.. immagino che, per i non addetti ai lavori, capire a fondo le qualità di un professionista sia un passo decisamente ostico!
Bell’articolo. Direi che si tratta di una nemmeno troppo velata provocazione. Il blog aziendale è in realtà un must. Il problema è: chi lo gestisce? Chi crea contenuti? L’azienda che budget intende destinare alla promozione web? Se l’azienda mira ad un tornaconto “locale” ed intende fare economia su tutto, anche sui collaboratori (“tirare il collo”, ma che bella espressione) il blog non serve. Se invece vuole espandersi, ha fiducia nel futuro e vuole creare un dialogo proficuo con i potenziali clienti, allora il blog diventa uno strumento indispensabile.
Grazie per il commento, “mi piace”…
A distanza di parecchi anni dal “boom dei blog” si potrebbe dire che è quasi un bene che pochissime aziende italiane ne abbiano uno, perché oggi volenti o nolenti sono costrette a capirne l’importanza e l’investimento, senza cadere nella trappola del “apro un blog perché va di moda”.
Qui si potrebbe anche aprire il tema del Digital Divide, che non è solo la mancanza di banda larga, ma anche e soprattutto la necessità di formare le aziende italiane, perché capiscano che internet è uno strumento imprescindibile. Ma questa è un’altra storia…
[…] L’unico studio (che abbia trovato) effettuato in Italia riguardo l’utilizzo dei blog aziendali, risale al 2012, e conta un campione di sole 207 aziende che possiedono un blog. Gabriele Carboni in 5 motivi per NON aprire un blog aziendale […]
[…] Vuoi aprire un blog? Leggi prima questo! […]
[…] Vale la pena rivedere la struttura, l’albero e i contenuti del proprio sito web aziendale, magari pensare ad un blog. Oppure no. […]